Top

Storia

CENNI STORICI

 

Le origini del sistema associativo zootecnico

 

Il Sistema associativo ha svolto nel corso del tempo un ruolo importantissimo sia nello sviluppo del settore zootecnico così come oggi lo conosciamo, sia nella difesa e nella salvaguardia della delle razze e delle specificità Italiane.

Il sistema associativo zootecnico è stato per molti decenni imperniato a livello nazionale sull'Associazione Italiana Allevatori che è stata fondata a Roma il 20 agosto 1944 con l'obiettivo di far rinascere la zootecnia nazionale devastata dal secondo conflitto mondiale.

E’ stata riconosciuta Ente morale con Decreto del Presidente della Repubblica n. 1051 del 27 ottobre 1950 ed ha rapidamente accresciuto e ramificato capillarmente su tutto il territorio italiano la struttura iniziale, supportando ogni settore dell'allevamento e sviluppando un’ampia gamma di attività di assistenza alle aziende che hanno contribuito a fare della zootecnia del nostro Paese una delle più avanzate a livello internazionale.

L’associazione ha carattere tecnico economico. Essa si propone di attuare tutte le iniziative che possono utilmente contribuire ad un più rapido miglioramento del bestiame allevato e ad una più efficiente valorizzazione del bestiame stesso e dei prodotti da questo derivati oltre che a promuovere attività tecniche, gestionali, economiche, scientifiche, fieristiche, culturali e divulgative.

Il braccio operativo nel territorio della politica perseguita dall'Associazione Italiana Allevatori sono state le varie Associazioni di Razza ma soprattutto le Associazioni Provinciali Allevatori (APA) e successivamente le Associazioni Regionali allevatori (ARA).

 

Gli anni recenti

Questa struttura organizzativa permane immutata per decenni sostenuta da un lato da una legittimazione legislativa che vede AIA quale assegnatario monopolistico per l'esecuzione dei controlli Funzionali e la tenuta dei Libri Genealogici, dall'altro da una abbondanza dei finanziamenti pubblici destinati al sostegno delle sue attività.

Il panorama comincia a cambiare nella seconda metà degli anni 2000 con la sistematica riduzione annuale dei finanziamenti pubblici che inducono l'AIA a predisporre un piano di riorganizzazione fondato sulla centralizzazione delle attività sulle ARA a scapito soprattutto delle Associazione Provinciali, come l’APA di Padova e Treviso, che si vedono ritirate le deleghe per lo svolgimento delle attività svolte a favore degli allevatori e la successiva espulsione dall'AIA.

Un piano di ristrutturazione del settore associativo zootecnico era indispensabile, in quanto non più sostenibile con finanziamenti pubblici in continua diminuzione, e scarsa possibilità delle aziende agricole di integrare con esborsi privati tale deficienza; tuttavia, a parere di molte APA si è trattato di un progetto miope, in quanto principalmente indirizzato ad una logica di riduzione costi centralista a scapito dei servizi agli associati il cui sviluppo dovrebbe essere invece il fine ultimo dell'AIA e dei finanziamenti pubblici a sua disposizione. Questa strategia si è concretizzata nelle regioni a maggiore vocazione zootecnica in una modesta se non nulla riduzione dei costi dell'attività di controllo, ma soprattutto nella rinuncia di molti allevatori a proseguire i Controlli Funzionali.

Per non compromettere il pur calante finanziamento pubblico, la riorganizzazione non ha previsto alcuna automazione nella procedura dei controlli funzionali, disincentivando le aziende che hanno investito in tecnologia nelle loro sale di mungitura, aziende che andavano invece premiate ed incentivate.

 

La situazione in Veneto

In Veneto il progetto di ristrutturazione così come pensato e proposto dall'AIA, che prevedeva l'incorporazione di tutte le APA nell'Associazione Regionale Allevatori Veneto (ARAV) ha vissuto una fase tumultuosa ed è rimasto pressoché incompiuto.

Alcune APA hanno accettato di essere incorporate, altre hanno scelto la via dello scioglimento con conseguente liquidazione del patrimonio, mentre l'APA di Padova e quella di Treviso hanno rifiutato l'incorporazione contestando nella forma e nel merito il progetto e rivendicando un ruolo per gli allevatori nelle scelte per il futuro del settore zootecnico da latte in Veneto.

Le due associazioni a riprova che il loro dissenso non è legato ad una questione di sopravvivenza dell'apparato, ma a questioni sostanziali sul modo di affrontare i problemi del comparto agro-zootecnico.

Hanno dato vita nel 2014 ad un Ente Regionale di secondo livello denominato “Associazione Veneta Allevatori”, nel quale nel 2015 hanno poi deciso di confluire attraverso una fusione per incorporazione.

 

Situazione e prospettive del settore

A fronte di una congiuntura economica favorevole registrata per il settore lattiero caseario nella prima metà del 2014, attualmente si registrano gli effetti di un aumento globale della produzione uniti ad una contemporanea riduzione dei mercati di sbocco dei prodotti a causa delle sanzioni economiche che hanno colpito per esempio la Russia.

I prezzi delle principali commodity casearie sono in diminuzione, così come i consumi interni causando un repentino abbassamento del prezzo del latte alla stalla con contestuale abbassamento della redditività degli allevamenti.

I costi di produzione degli allevamenti italiani sono difficilmente comprimibili a causa della morfologia del territorio, della dimensione media delle aziende, del sistema burocratico che sembra trovare giovamento nel complicare le procedure invece che nel semplificarle. Tutti questi fattori rendono difficile sostenere il confronto con la materia prima proveniente dall'estero che arriva a prezzi irraggiungibili per le nostre realtà.

L'instabilità dei prezzi con una significativa tendenza verso il basso ha portato ad una riduzione della liquidità nelle aziende che hanno cercato di compensare aumentando la produzione nelle realtà con capacità residua di investimento, mentre nelle realtà più deboli ad una diminuzione della produzione per lo scadere della qualità dei fattori produttivi impiegati.

La capacità di assorbimento dei prodotti del mercato interno è andata in questi anni di crisi scemando sia a causa del calo dei consumi ma anche per il mutamento delle scelte del consumatore, che si è orientato sempre più spesso verso prodotti in promozione o a minore costo che sono nella maggioranza dei casi di importazione. A questo si aggiunge lo scarso successo nella lotta ai prodotti d'imitazione che vengono spacciati per italiani pur non avendo niente a che fare con l'Italia. Per affrontare queste difficoltà le aziende devono soprattutto ridurre i costi di produzione senza peggiorare la qualità delle produzioni. L’Associazione Veneta Allevatori si candida, quindi, ad assistere gli imprenditori agro-zootecnici in questa sfida.

 

PRESIDENTE

Lodovico Giustiniani

presidente@avaveneto.it

DIRETTORE

Marangoni Claudio

direzione@avaveneto.it

I nostri tecnici